E’ l’ora del Presidente… dacci oggi il nostro Silvio quotidiano! (2010)

Per opera e virtù dello Spirito Santo abbiamo un buon pastore (Papa Francesco), speriamo che il buon Dio ci doni un buon Presidente, per un buon governo non ci resta che pregare il leader onnipotente... dacci oggi il nostro Silvio quotidiano!
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E' tempo di Silviade e del Senatur!
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Nel segno del Cavaliere c'è Vespa,
nel sogno il Nobel,
nel reale la multiproprietà
(dal vivo e in voce Mediaset!),
il suo ideale è il regno d'Italia!
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In difesa del premier c'è Feltri,
in porta Ghedini,
a centrocampo Ferrara
e in attacco Belpietro.
Squadra imbattibile
di un mister invincibile.
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Tra le palle del Presidente
c'è la bellezza e la superpotenza,
con le palle Letta,
sulle palle Fini,
nel pallone Bonaiuti
(monocorde zitella stizzosa),
la pallina è Brunetta.
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Rompe le palle Bossi
ma i politici che palle
tra donne, case e falli,
non sempre balle.
Agli italiani con le palle
girano le palle!
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Nel nome del Padre
si cela il mistero della vita,
dal nome Silvio
discende la stirpe italica e
origina il mito del latin lover
e dell'amante latino.
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Nel nome di Berlusconi
si accetta la sorte,
non si teme la morte,
si porta la croce
e si perde la voce...
volenti, nolenti o dolenti.
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Il Berlusca “number one”,
per chiari segni
ma senza fini e casini,
con il foglio e il giornale libero,
fresco di zecca dal museo delle cere
(cave solem qui omnia liquefacit!),
è il politico più amato dalle donne
e invidiato dagli altri, specie dai giudici!
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Con fede,
cieca fiducia nella Verità,
Emilio a parte,
a noi resta la speranza
della divina misericordia:
bontà (pietà+carità) + perdono!
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PS
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Un consiglio per il Presidente Silvio... puoi comprarti tutti ma non le donne! Per quanto mi riguarda, sconfitto, mi son dato alle poesie!
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A Silvio (2009)

Caro Presidente,
dall’alto della tua statura
di celebrità universale,
nel tuo nome si è oscurata
finanche la fama
dell’acquedotto cerebrale
e l’inno leopardiano alla giovinezza,
che tu, per beltà fisica e spirituale,
fai rivivere in tempo reale.
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Per le tue ispirate e spinte battute,
non ti curar di lor,
che comunque passano,
perché dalla tua bocca
può uscire ciò che vuoi
anche se il buio dei tempi
ti costringe a viver presidiato
senza la libertà del passero solitario
e la spensieratezza del sabato del villaggio.
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Da impavido condottiero
sull’onda del materialismo americano
e volando sul consumismo,
con perspicacia e lungimiranza
passasti alla conquista di giornali e tv,
così che, da anni ormai,
spensierato e spregiudicato,
guidi e condizioni con tanto di ombrello
il baraccone Italia, circo di gran comicità
ed addirittura nelle vesti di padre-padrone,
per non essere blasfemo,
convinto proferisci“Italia rialzati”,
paragonandola a Lazzaro in decomposizione.
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Al pari poi di Mosè, che divise le acque,
sospinto dal cielo (fra poco ti farò vestire
i panni anche di Noè!), da solo hai diviso
gli italiani tra chi è con te e chi è contro di te,
convogliando sapientemente tutto,
dall’informazione alla politica, nel bipolarismo.
Questo termine, purtroppo, da tempo mi perseguita
e rappresenta il mio disturbo cerebrale
per la pace mondiale, che da sempre mi turba
la mente e per l’agognata sua soluzione,
ormai, in ogni mio sogno io ricorro a te.
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Allora cara Italia, adagiata nelle chete acque
del bel Mediterraneo, a mo' di novella
arca di Noè, con la guida di tal nocchiero,
lungi dal feral Caronte, è giunto finalmente il tempo
di traghettare il mondo intero nell'era della pace.
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Gli inferi… il deterrente del male!

Quando alfin il cuor diparte,
nel momento del distacco
dello spirito dalla materia,
se osservi attentamente
questo corpo ormai esanime,
vedi l’anima sortire
nella sua eterea veste
di negativo illuminato
della sagoma corporale.
 
In questa celeste ascesa
le anime in terra
troppo legate alla buia materia,
con difficoltà, per il gran peso, 
salgono su ma poi restano,
ahimè, imbrigliate
nella barriera dell’atmosfera,
formando con essa in condensa
tetri nuvoloni minaccianti.
 
Per la pioggia di poi battente,
tra tuoni e lampi,
fulmini e saette,
di già son di ritorno quaggiù e,
con le sporche acque reflue
della superficie terrestre,
per maleodoranti canali
di fogne in cloache,
scendono sempre più giù
lungo reconditi cunicoli,
scavati dalle eterne fiammelle
di anime prave perdute
che le hanno precedute
in questo triste destino.
 
Nel buio sempre più pesto
delle profondità terrene
si odono ora urla strazianti
e tra odori nauseanti
è la crescente acredine
che ti stringe la gola:
sembri esser preda
delle gelide mani di Satana
che ti vogliono strozzare.
 
Il fuoco, infin, causa
di scottanti e dolorose pene,
speri che finalmente ti distrugga
ma se dici questo all’inferno
nemmeno ragioni più...
ormai sei fuori di testa.
 
Tu non sei più materia
ed è solo questa che
man mano si consuma,
mentre tu adesso
sei spirito eterno
e mai avrai fine,
dispiace davvero
il tuo perenne dolor.
 
Hai fatto davvero
una brutta fine, ma
la causa di tutto questo
sei solamente tu.
L’anima e lo spirito,
il corpo e la materia
non sono barzellette
tanto per scherzarci su
e proprio quaggiù i sensi,
oltre che intatti,
si rafforzano sempre di più.
 
Di colpo dal centro delle fiamme
un urlo agghiacciante
con un fetor ancor più nauseante,
l’acredine pervade
ogni spazio circostante
e brucia finanche occhi infuocati,
seppur spazza via per un po’
quel fumo delle corna che,
incessante, fuoriesce dalle orecchie
disegnandoti in testa
una bella e maleodorante aureola.
 
Proprio a questo punto appare,
nel bel mezzo delle fiamme,
un uomo dimesso dal volto sofferente,
ti fa davvero gran pena
e mai ci crederesti,
ma son proprio queste le vesti
di quel poveretto di Satana.
 

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L’artista di teatro

Non sono un uomo di scienza
ma un attore nato,
artista di teatro che,
per presunzione ideativa,
manda in onda
sceneggiate intellettive.
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Cominciai con le palle
ed entrai nel pallone,
mi diedi al gioco delle carte
e bluffai con i professori
ma quando persi con le donne
mi vennero le follie
indi furono fantasie
e finanche poesie.
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Questo scompiglio mentale
rappresenta la vita
con l'anima ispiratrice
che suggerisce l'arte
e la mente attrice
che recita la parte.
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Poesia doc

Sulle ali della scrittura
vola la cultura,
siam tutti scrittori,
da attori a presentatori
con perfin i calciatori,
ma se si mettono pure
i nostri cari professori,
a pagare il fio
restano i poveri lettori.
Un dì il mitico Apollo,
grazie alle sue Muse,
ti consacrava cantore,
oggi a consacrarti poeta
ci pensa un tal Pecora
che ti prende per pollo.
Basta, infatti, il pedaggio
di una misera moneta
per menar vanto
di esser anche tu
collega del conte Giacomo e
di Francesco Petrarca.
Ed è in virtù di tanto che,
seppur non esci in tv,
il poeta contemporaneo
sei proprio tu.
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