La zucca in testa

Mi è bastato vederti
per partir con la testa
ma poi su una porta non vista
ci sbatto contro la zucca.
Un dolore mi assale
e vedo le stelle,
mi si è appannata la vista
appena ti ho vista
con in panne la testa
ed or altro non mi resta,
a parte la zuccata,
che questo sterile testo.
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L’umana commedia (2a parte)

Cirrosi, tumori ed aids rappresentano, infatti, la nefasta piaga dell’umanità in un mondo dove ancor si muore per fame e si continua ad ammalar per irrefrenabile sazietà, tralasciando le quotidiane guerre, che non fan più notizia, e le barche dei disperati dove si muore per la speranza di vivere.
Ma è proprio questa la moderna e civile società? Non parliam poi di religioni, da sempre tra scissioni ed in conflitto tra loro, anche assurde limitazioni della libertà, invece di rasserenare le anime, quando sempre una e la stessa è la verità... davvero non se ne può più!
Ma qual è il guasto della mente che scatena una tale confusione, al punto che un essere umano, miracolo della vita, si immola per la divinità. La ragione che fa così perdere la testa è di sicuro tanta fame e povertà (e ignoranza nell'immolarsi per Allah, Dio dell'amore!) all’irriverente, arrogante cospetto della cieca e sorda materialità. Ormai l’umanità ha assunto le sembianze di un perfido serpente, che sempre più, in ogni istante della vita, azzanna proprio se stesso.
 
Riprendendo il viaggio, eravamo in ambito respiratorio, qui evidenziai perfino sfregamenti, ma ahimè sbagliai diagnosi, perché credevo di pertinenza pleurica mentre erano pericardici interessanti il cuor. Per un lavoro così stressante tra tanti rumori, d'improvviso mi prende un vuoto nella mente, al punto che non so chi sono, né da dove vengo, né dove vado con un pesante monito che mi riecheggia in testa e che mi riporta alle terrene origini: polvere sei e polvere rimarrai. Ma poi, al riaffiorare dei rumori respiratori, tiro un bel respiro di sollievo e rinsavito continuo la mia avventura alla ricerca dell'anima perduta, non prima, però, di aver trovato un posto tranquillo dove riposare dopo tanto stress.
La gabbia toracica con tutti questi suoi rumori, di certo, non fa al caso e mi conviene, allora, scendere a valle, dove passo dopo passo arrivo allo stomaco, anch’esso pieno d’aria con tanti guazzamenti e solita dispepsia, che può esitare nella classica eruttazione: se irrefrenabile ci fai solo una magra figura, altro che pranzo gradito!
Intanto supero il duodeno e comincio a camminar su di un morbido tessuto quasi vellutato e, finalmente, i miei piedi stanchi trovano ristoro sul pavimento soffice dell’intestino tenue. Dopo una lunga passeggiata davvero riposante, sono di già al cieco e prendendo per l’ascendente proprio in questa sede non sento più rumori e, per la fioca luce che ti invita a riposare, mi fermo proprio qua per un salutare sonnellino. Non l’avessi mai fatto! Passati pochi minuti, mi ero quasi appisolato, quando forti aliti di vento con nauseanti olezzi, movimenti d’aria, finanche gorgoglii con strani borborigmi ed anche qui guazzamenti con sonore flatulenze!
Con il lume in fioca luce ed ancora beante, di colpo anche il buio con movimenti di materia, altro che sonno riposante. Tra moti d’aria e di materia, repentini passaggi dal buio alla fioca luce, avvertendo anche un forte calor che prende tutta la carne, d’emblée mi assale il pensiero con conseguente dubbio:
 
ma vuoi veder che l’inferno
si sconta nel proprio corpo
senza più vita e io son finito qui
essendo ormai già morto?
O mio profondo io,
mia anima immortale,
dimmi all’istante dove sono io!
Trapassai o sono ancora io?
Da questo feral pensiero
subito mi riprendo,
mi sento vivo e vegeto;
la causa di quel calor
che mi ha pervaso tutto
è stata l’adrenalina
per quel subitaneo terremoto
in tutto il mio intestino.
Stando così le cose
mi convien tornare indietro
e salire per la porta
verso la regione epatica.
Qui mi fermerò sol
per riprender fiato,
nel fegato non voglio entrar
perché con la mia mente
spesso in pazzia,
se aggiungo l’epatica follia,
scateno un tal pandemonio
da far preoccupare tutti.
Poveri miei familiari,
quante ve ne ha combinate
quel pazzo di vostro fratello,
sempre alle prese
con le sue solite scritture
sotto il costante assillo
di diventar qualcuno!
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L’umana commedia (1a parte)

L’animo umano,
perenne campo di battaglia
di interiori forze clandestine
per il quotidiano folle scontro
tra spirito e materia,
primordial alito vitale
e polvere condensata,
realizza in ognuno di noi
l’umana commedia
che ha così luogo,
istante dopo istante,
all’interno delle nostre anime,
teatro di grandi eventi
spesso nel segno dell’arte
ma anche rabbrividenti.
 
È proprio qui, nel più profondo io dove ha sede la vera coscienza, da sempre in filo diretto con la sua eterna fonte, che da sempre germogliano quei momenti della nostra anima che noi chiamiamo sentimenti. Possono esser belli e puri con tanta bontà, carità e pietà, ma anche contaminati, come risentimenti e rancori, e infin tra loro in conflitto, se da antico tempo si è sempre parlato di amore e di odio all’unisono cantati.
Miscelando materia con questi momenti della vita interiore, ecco d’incanto affiorar i fantasmi del nostro io profondo in sembianze di belve feroci, le famigerate gemelle, invidia e gelosia, sempre presenti, seppur nascoste e ben acquattate in reconditi meandri al riparo della luce, resistendo finanche alle fitte e copiose piogge dei turbamenti, lacrime dei sentimenti; e al colmo della cattiveria resistendo senza fiato, immerse nei densi umori di affetti ed emozioni, senza pietà alcuna anche ad estreme passioni.
Questo è lo scenario di un regno ignoto, sede delle anime da sempre ricercato da scienziati e filosofi e, pensandoci bene, negli arcani della mia mente un posto così lo ricordo... peccato per le mie follie che han creato confusione tra reale e fantasia.
Comunque un lontano dì, frastornato, stanco e disperso per troppe umane disavventure, con la gran convinzione che a questo mondo capitano tutte a me, mi ritrovai per davvero, rinsavendo da una delle mie tante follie, a girovagar all’interno del mio corpo nei pressi del cuore per questioni di sacro amore.
In questa sede afflitto e stanco ero convinto di trovar pace, ma non fu così perché i battiti cardiaci a ritmo incessante tra sistole e diastole con relativi toni, seppur sempre ritmici, non mi fecer riposar, mi rimbombavano per l’intero corpo dalla testa ai piè. Si misero a far rumore anche le valvole cardiache con relativi suoni e per memorizzare i soffi facean così:
 
il suon della mitrale dalla punta mi risale,
l’appendice xifoidea mi dà la tricuspidea,
aorta e polmonare, l’una a destra
e l’altra a manca del secondo intercostale.
 
In tal confusione sentendo in quei pressi movimenti d’aria, pensai tra me e me, ora provo ad andar lì perché una boccata d’aria di certo darà sollievo alla mia mente in affanno per asfissianti pensieri, che ormai da tempo tormentano la mia mente senza alcun riposo la notte ed anche il dì.
Mai peggior scelta potevo fare, perché in quella sede i rumori eran davvero tanti, da quelli secchi con sibili, fischi e gemiti, finanche i comuni ronchi, ai rumori umidi con rantoli a varie bolle, consonanti e gorgoglianti.
Miei cari fumatori, ex colleghi di sventura, lo so è proprio dura, ma se non la smettete la cosa in questo ambito si fa davvero seria, se non insorgono prima guai vascolari, specie nei distretti cardiaco e cerebrale, per non parlar di pena in pene... del solito attributo, in ogni tempo contrastato:
 
da bambino peccato pur la vision,
in gioventù divieto religioso e
da grande con tanti accorgimenti.
Dando seguito allo stress
e fermandoci nel nostro viaggio,
ecco in campo la eterna dieta,
terapia alimentare di ogni età
a piccole dosi. Ciò nonostante può
comparir la pancia, segno evidente
di qualche marachella golosa
mentre dilaga la sindrome metabolica
e già son pronte le solite medicine
col quotidiano esercizio fisico.
Ma benedetti medici che vita è questa qua
e che mostri profetici quelli dell’antichità
 
se bacco, tabacco e venere
riducono l’uomo in cenere.
 
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