La luce ecografica

Quando ti vedo passar
dall'aorta alla porta
e ti sento spiegar,
o dolce ecografista,
il mio fegato brilla
mentre io già son brillo,
poi un tal brivido mi prende
che proprio all'istante,
a mò di gabbiano,
comincio a volare
e ad ali spiegate
finanche a volteggiare
ma è solo un delirare.
Quel bruto pensier
che mi ti fa desiar,
mia Musa divina,
d'incanto s'appanna
e subentra il canto,
di poi per lo stress
inizia il processo
di transaminazione
ed è la glutammina
che mi pervade il cervello
e mi eccita il neurone.
Proprio a questo punto
si illumina il pensiero
per la materia andata e,
in tanta luce,
la mente si compiace,
l'anima si dà pace
e perfin lo spirito...
finalmente tace
 
Questa poesia, caro Carmine (dottor Coppola), la dedico a te e alla tua Scuola (ecografia di Gragnano), da asino ripetente (e ne ho ben donde!) e, per pagare il fio, mi sia concesso di offrire a tutti i docenti (anche a Giorgio, tuo professore e mio collega di università) un pranzo di fine corso.
Naturalmente la poesia non me l'hai ispirata tu... mi ritroverei all'inferno altro che luce del paradiso!
Se leggi attentamente ci sono spunti scientifici (la può leggere anche la Farro e la Amoruso avvezze alla scienza e non alle poesie!) di un esperto di encefalopatia epatica, che ha iniziato ad esplorare la corteccia associativa (era spirituale dei Maya) laddove anche gli americani depongono le armi.
A breve i medici dovranno assimilare nuove acquisizioni (la novella arca di Noè), per cui consiglio anche a voi docenti qualche corso di aggiornamento sulla miscela umana spirito/materia che si elabora o meglio si cuoce nella fucina epatica sulla fiammella ipotalamica.
Vi porto a conoscenza, scherzi a parte, che sono molto severo e molti medici (specie i professori che non concepiscono l'anima per scarsa coscienza) sono a rischio di vedersi ritirare la laurea.
 
Francesco Andrea Maiello,
 
il più grande poeta contemporaneo (e non solo!)... naturalmente da malato di encefalopatia, in perenne terapia con purghe e clisteri a iosa, presidio catartico (solfato di magnesio e lattulosio) per mantenere “'a capa fresca” perché, nonostante sia da sempre sballottato tra peripezie mentali, cerca di far sorridere il malato e di far crepare le malattie!
  Va ricordato, infine, che Napoli è terra di grandi epatologi dalla triade De Ritis, Coltorti, Giusti (miei professori, scopritori delle transaminasi), al professor Antonio Ascione (allievo di Sheila Sherlock) e, tra tanta scienza, il sottoscritto (a parte le poesie epatiche) è stato il primo ad associare lattulosio e antibiotici intestinali (potenziamento dell'effetto catartico) nella terapia del coma epatico.
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